Sempre e comunque. Sempre, perché è da oltre trent’anni che i cineclub del Ticino si sforzano di
far conoscere anche al sud delle alpi il meglio del cinema svizzero recente dopo la vetrina delle
Giornate di Soletta. Comunque, anche dopo l’improvvida decisione dell’Ufficio federale della
cultura di sopprimere, per ragioni di risparmio dettate dalla politica, il contributo alla nostra e
ad altre iniziative volte a promuovere nel paese la cultura cinematografica. Se abbiamo deciso di
proseguire ugualmente su questo percorso, assumendoci non pochi rischi per le nostre già magre
finanze, è perché crediamo fermamente nella necessità di portare sui nostri schermi almeno una
selezione dei molti sguardi sul mondo e sulla Svizzera che una produzione nazionale sempre più
ricca e interessante propone alle nostre coscienze. Una produzione che purtroppo è sempre più
ignorata nel nostro Cantone da una programmazione commerciale che mira invece esclusivamente
al profitto, offrendo perlopiù momenti di evasione spesso di scarsa qualità artistica.
Arrivare ad un programma dignitoso e rappresentativo di ciò che la scena cinematografica svizzera
è in grado di offrire non è mai stato facile e quest’anno lo è stato ancor più del solito.
Avremmo ad esempio voluto anche dar conto, com’è nostra abitudine, di quel che i registi ticinesi
sono in grado di fare, ma le nostre punte di diamante, pur acclamate sotto i riflettori di Soletta
(Fulvio Bernasconi con Miséricorde, Stefano Knuchel con Quand j’étais Cloclo) hanno preferito
tentare l’uscita nelle sale e i loro distributori ci hanno negato delle anteprime. Vabbè, a loro vanno
comunque i nostri auguri per il successo di pubblico che si meritano. Gli unici film “ticinesi”
che figurano nel nostro programma sono quindi il bel documentario di Silvio Soldini Il fiume ha
sempre ragione, anche se ha già potuto beneficiare di un passaggio televisivo, e quello scelto da
Tiziana Soudani per la serata al Monte Verità di Ascona. Per il resto, confermando una tendenza
che già avevamo individuato negli ultimi due anni, i film più interessanti sembrano essere prodotti
nella Svizzera tedesca, soprattutto a Zurigo, che si sta affermando come la vera capitale
del cinema svizzero.
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Al di là della lingua dei titoli, che spesso può trarre in inganno, sono solo
due i film romandi che figurano nella nostra selezione: Jean Ziegler, l’optimisme de la volonté di
Nicolas Wadimoff, candidato ai Quartz come miglior documentario ma che si è già potuto vedere
al Festival di Locarno, e Docteur Jack di Benoît Lange e Pierre-Antoine Hiroz, premio del pubblico
a Soletta. Ma non bisogna credere che gli altri film puntino la loro attenzione solo sul territorio
racchiuso tra il Gottardo e la Sarine. Da molto tempo, ormai, i cineasti svizzeri valicano i confini
per mettere in scena il mondo intero: così Jacqueline Zünd con Almost There ci fa viaggiare tra
gli Stati Uniti, il Giappone e la Spagna; Jan Gassmann in Europe, She Loves ci trasporta continuamente
da Siviglia a Salonicco, da Tallin a Dublino; Heidi Specogna con Cahier africain ci immerge
nella realtà straziata della Repubblica centroafricana; Rolando Colla gira il suo Sette giorni su
un’isola delle Egadi; e Mehdi Sahebi in MIRR indaga il mondo dei contadini cambogiani. E anche
ai due romandi citati prima i confini nazionali vanno stretti: il primo segue Jean Ziegler a Cuba, il
secondo pedina il suo Docteur Jack tra le vie di Calcutta.
Un cinema svizzero, quindi, che si fa sempre più “cinema del mondo”, registi “svizzeri” (ma che
spesso risiedono altrove o originari di altri paesi) sempre più nomadi. Consideriamolo pure uno
degli effetti, per una volta positivo, della globalizzazione. Un cinema che ci invita a viaggiare,
dentro e fuori di noi, dentro e fuori del nostro paese. Un cinema che ha bisogno di spettatori
disposti a rimettersi in questione, ad interrogarsi su di sé e sul mondo, che sappiano anche apprezzare
nuove forme di rappresentazione, che non si accontentano dei film fabbricati in serie per
consolidare i nostri pregiudizi.
Michele Dell’Ambrogio
Circolo del cinema Bellinzona, coordinatore della rassegna
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